Discorsi Fotografici nasce dall’esigenza di creare un punto di riferimento e discussione nel panorama italiano della fotografia tradizionale e digitale.In un processo da fotografo a fotografo, Discorsi Fotografici punta a realizzare un canale di informazione sulle ultime novità, tecniche, tendenze, e tutto ciò che riguarda lo sconfinato mondo del dipingere con la luce.Punto di forza dell’idea è la creazione di podcast audio e video in cui far interagire il fotografo professionista così come ...
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Ernesto Chiabotto "I buonanima"
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Ernesto Chiabotto
"I buonanima"
Neos Edizioni
www.neosedizioni.it
Autunno 1965. Vàule è un isolato paesino di montagna, un grumo di case costruito intorno alla piazza e alla piccola chiesa e poggiato su un ripido pendio coperto di larici e castagni. Un piccolo e insignificante borgo piemontese che esiste ancora o forse esisteva o forse non è mai esistito (e in quanto immaginario potrebbe rappresentare ogni luogo), dove la vita procede lenta, scandita dalle stagioni e dove non succede mai niente e niente mai cambia. Un posto tranquillo dove gli abitanti non sono interessati alle novità, dove i velenosi influssi del fascismo tardano a scomparire e gli effetti del boom economico tardano a manifestarsi.
Eppure a Vàule all’improvviso le cose cambiano. Dapprima qualcuno di inaspettato fa il suo arrivo: compare dal nulla Celeste, una bambina prodigiosa, forse una creatura magica con le parvenze di una bambina. Poi qualcun altro torna da dove è impensabile tornare.A Vàule i morti ritornano. Nulla a che vedere con zombie e affini, perché i “Buonanima” (parola gergale con cui si allude ai defunti) sono dei ritornanti davvero particolari e stanno benone. Odorano di fiori, sfoggiano un linguaggio forbito anziché l’italiano sgrammaticato frammisto al dialetto dei loro compaesani, non hanno necessità di dormire né di bere o mangiare, non avvertono il freddo, sono affamati e assetati di conoscenza e sono in contatto con il mondo delle creature del bosco.
Una resurrezione collettiva che viene a causare imprevisti mutamenti nelle esistenze dei vàulesi e non tutti saranno disposti ad accettarle. Una storia fiabesca, che affonda nell’anima delle persone, fino ai valori più nobili e agli egoismi più biechi, sentimenti che provocano reazioni opposte di fronte a ciò che non si conosce e a chi è diverso, che può diventare una risorsa o una minaccia (i Buonanima non arrivano da “fuori”, ma diventano “diversi” per il loro comportamento).
Insomma, Vàule è un microcosmo che si fa metafora di un mondo più ampio e i suoi abitanti, come tutti, dovranno decidere da che parte stare. Senza pedanterie, Ernesto Chiabotto tocca i temi della difficoltà dell’accettazione del “diverso”, il ruolo della cultura e dell’ignoranza come della religione e della spiritualità, il perdono e il rancore (forse il vero inferno è non dimenticare nulla, non perdonare), l’ingerenza della politica (il personaggio di Rebaudengo è un antieroe, capace di strumentalizzare gli istinti dei paesani, poiché basta “andare dietro agli umori della gente e presentarli come propri”). E, ovviamente, la vita e la morte. “I Buonanima” è un romanzo che parla della vita, della gioia di vivere che i redivivi hanno da quando sono tornati: un inno alla vita attiva, partecipata, propositiva, piena di progetti e di interessi condivisi con gli altri.
Ernesto Chiabotto è nato nel 1958 a Torino, dove vive da sempre. Studi scientifici e laurea in farmacia, scrive da quando era al liceo. Ha esordito nel 2010 con la raccolta di racconti Collezione (quasi) privata, e altri racconti sono compresi in diverse collane antologiche di Neos edizioni: Natale a Torino, Spirito d’estate, Nulla più come prima, Pagine in viaggio; suoi lavori compaiono anche nei volumi di Edizioni della Sera, Torino Centro e Tifosi granata per sempre. Con Neos edizioni, ha pubblicato i romanzi Il Custode, nel 2014 e Il viaggio delle verità svelate nel 2019, entrambi premiati in diversi concorsi nazionali. Dal 2020 è il curatore della collana antologica TuttoSotto, dedicata alle short story di genere noir ambientate in Piemonte e dal 2022 fa parte del comitato editoriale della casa editrice.
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Autunno 1965. Vàule è un isolato paesino di montagna, un grumo di case costruito intorno alla piazza e alla piccola chiesa e poggiato su un ripido pendio coperto di larici e castagni. Un piccolo e insignificante borgo piemontese che esiste ancora o forse esisteva o forse non è mai esistito (e in quanto immaginario potrebbe rappresentare ogni luogo), dove la vita procede lenta, scandita dalle stagioni e dove non succede mai niente e niente mai cambia. Un posto tranquillo dove gli abitanti non sono interessati alle novità, dove i velenosi influssi del fascismo tardano a scomparire e gli effetti del boom economico tardano a manifestarsi.
Eppure a Vàule all’improvviso le cose cambiano. Dapprima qualcuno di inaspettato fa il suo arrivo: compare dal nulla Celeste, una bambina prodigiosa, forse una creatura magica con le parvenze di una bambina. Poi qualcun altro torna da dove è impensabile tornare.A Vàule i morti ritornano. Nulla a che vedere con zombie e affini, perché i “Buonanima” (parola gergale con cui si allude ai defunti) sono dei ritornanti davvero particolari e stanno benone. Odorano di fiori, sfoggiano un linguaggio forbito anziché l’italiano sgrammaticato frammisto al dialetto dei loro compaesani, non hanno necessità di dormire né di bere o mangiare, non avvertono il freddo, sono affamati e assetati di conoscenza e sono in contatto con il mondo delle creature del bosco.
Una resurrezione collettiva che viene a causare imprevisti mutamenti nelle esistenze dei vàulesi e non tutti saranno disposti ad accettarle. Una storia fiabesca, che affonda nell’anima delle persone, fino ai valori più nobili e agli egoismi più biechi, sentimenti che provocano reazioni opposte di fronte a ciò che non si conosce e a chi è diverso, che può diventare una risorsa o una minaccia (i Buonanima non arrivano da “fuori”, ma diventano “diversi” per il loro comportamento).
Insomma, Vàule è un microcosmo che si fa metafora di un mondo più ampio e i suoi abitanti, come tutti, dovranno decidere da che parte stare. Senza pedanterie, Ernesto Chiabotto tocca i temi della difficoltà dell’accettazione del “diverso”, il ruolo della cultura e dell’ignoranza come della religione e della spiritualità, il perdono e il rancore (forse il vero inferno è non dimenticare nulla, non perdonare), l’ingerenza della politica (il personaggio di Rebaudengo è un antieroe, capace di strumentalizzare gli istinti dei paesani, poiché basta “andare dietro agli umori della gente e presentarli come propri”). E, ovviamente, la vita e la morte. “I Buonanima” è un romanzo che parla della vita, della gioia di vivere che i redivivi hanno da quando sono tornati: un inno alla vita attiva, partecipata, propositiva, piena di progetti e di interessi condivisi con gli altri.
Ernesto Chiabotto è nato nel 1958 a Torino, dove vive da sempre. Studi scientifici e laurea in farmacia, scrive da quando era al liceo. Ha esordito nel 2010 con la raccolta di racconti Collezione (quasi) privata, e altri racconti sono compresi in diverse collane antologiche di Neos edizioni: Natale a Torino, Spirito d’estate, Nulla più come prima, Pagine in viaggio; suoi lavori compaiono anche nei volumi di Edizioni della Sera, Torino Centro e Tifosi granata per sempre. Con Neos edizioni, ha pubblicato i romanzi Il Custode, nel 2014 e Il viaggio delle verità svelate nel 2019, entrambi premiati in diversi concorsi nazionali. Dal 2020 è il curatore della collana antologica TuttoSotto, dedicata alle short story di genere noir ambientate in Piemonte e dal 2022 fa parte del comitato editoriale della casa editrice.
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Eppure a Vàule all’improvviso le cose cambiano. Dapprima qualcuno di inaspettato fa il suo arrivo: compare dal nulla Celeste, una bambina prodigiosa, forse una creatura magica con le parvenze di una bambina. Poi qualcun altro torna da dove è impensabile tornare.A Vàule i morti ritornano. Nulla a che vedere con zombie e affini, perché i “Buonanima” (parola gergale con cui si allude ai defunti) sono dei ritornanti davvero particolari e stanno benone. Odorano di fiori, sfoggiano un linguaggio forbito anziché l’italiano sgrammaticato frammisto al dialetto dei loro compaesani, non hanno necessità di dormire né di bere o mangiare, non avvertono il freddo, sono affamati e assetati di conoscenza e sono in contatto con il mondo delle creature del bosco.
Una resurrezione collettiva che viene a causare imprevisti mutamenti nelle esistenze dei vàulesi e non tutti saranno disposti ad accettarle. Una storia fiabesca, che affonda nell’anima delle persone, fino ai valori più nobili e agli egoismi più biechi, sentimenti che provocano reazioni opposte di fronte a ciò che non si conosce e a chi è diverso, che può diventare una risorsa o una minaccia (i Buonanima non arrivano da “fuori”, ma diventano “diversi” per il loro comportamento).
Insomma, Vàule è un microcosmo che si fa metafora di un mondo più ampio e i suoi abitanti, come tutti, dovranno decidere da che parte stare. Senza pedanterie, Ernesto Chiabotto tocca i temi della difficoltà dell’accettazione del “diverso”, il ruolo della cultura e dell’ignoranza come della religione e della spiritualità, il perdono e il rancore (forse il vero inferno è non dimenticare nulla, non perdonare), l’ingerenza della politica (il personaggio di Rebaudengo è un antieroe, capace di strumentalizzare gli istinti dei paesani, poiché basta “andare dietro agli umori della gente e presentarli come propri”). E, ovviamente, la vita e la morte. “I Buonanima” è un romanzo che parla della vita, della gioia di vivere che i redivivi hanno da quando sono tornati: un inno alla vita attiva, partecipata, propositiva, piena di progetti e di interessi condivisi con gli altri.
Ernesto Chiabotto è nato nel 1958 a Torino, dove vive da sempre. Studi scientifici e laurea in farmacia, scrive da quando era al liceo. Ha esordito nel 2010 con la raccolta di racconti Collezione (quasi) privata, e altri racconti sono compresi in diverse collane antologiche di Neos edizioni: Natale a Torino, Spirito d’estate, Nulla più come prima, Pagine in viaggio; suoi lavori compaiono anche nei volumi di Edizioni della Sera, Torino Centro e Tifosi granata per sempre. Con Neos edizioni, ha pubblicato i romanzi Il Custode, nel 2014 e Il viaggio delle verità svelate nel 2019, entrambi premiati in diversi concorsi nazionali. Dal 2020 è il curatore della collana antologica TuttoSotto, dedicata alle short story di genere noir ambientate in Piemonte e dal 2022 fa parte del comitato editoriale della casa editrice.
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Eppure a Vàule all’improvviso le cose cambiano. Dapprima qualcuno di inaspettato fa il suo arrivo: compare dal nulla Celeste, una bambina prodigiosa, forse una creatura magica con le parvenze di una bambina. Poi qualcun altro torna da dove è impensabile tornare.A Vàule i morti ritornano. Nulla a che vedere con zombie e affini, perché i “Buonanima” (parola gergale con cui si allude ai defunti) sono dei ritornanti davvero particolari e stanno benone. Odorano di fiori, sfoggiano un linguaggio forbito anziché l’italiano sgrammaticato frammisto al dialetto dei loro compaesani, non hanno necessità di dormire né di bere o mangiare, non avvertono il freddo, sono affamati e assetati di conoscenza e sono in contatto con il mondo delle creature del bosco.
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