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Udienza generale del 3 maggio

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Adriana Masotti - Città del Vaticano Ripercorrendo nell'udienza generale di questo mercoledì la sua recente visita in Ungheria, il Papa sceglie due immagini: le radici e i ponti. Ricorda il periodo buio attraversato dal Paese a causa dell’oppressione comunista che mise alla prova la fede colpendo violentemente i credenti e afferma: "Mentre si tentava di tagliare l’albero della fede, le radici sono rimaste intatte: è restata una Chiesa nascosta, ma viva, forte, con la forza del Vangelo. E in Ungheria questa ultima oppressione comunista era stata preceduta da quella nazista, con la tragica deportazione di tanta popolazione ebraica. Ma in quell’atroce genocidio tanti si distinsero per la resistenza e la capacità di proteggere le vittime, e questo fu possibile perché le radici del vivere insieme erano salde". E il pensiero del Papa va alla poetessa ungherese Edith Bruck, che “ha passato tutte queste prove” e che proprio oggi festeggia il suo 92esimo compleanno. Parla poi della crisi che l’Europa sta attraversando perché ripiegata su se stessa e sul proprio benessere materiale, mentre la sua vocazione è costruire ponti. "È, in particolare, la vocazione dell’Europa, chiamata, quale “pontiere di pace”, a includere le differenze e ad accogliere chi bussa alle sue porte. Bello, in questo senso, il ponte umanitario creato per tanti rifugiati dalla vicina Ucraina, che ho potuto incontrare, ammirando anche la grande rete di carità della Chiesa ungherese". A Maria regina d’Ungheria, conclude Francesco, affidiamo la costruzione di ponti nel mondo e i nostri cuori perché siano radicati nell’amore di Dio.
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